SHARE è un rito urbano: “è un mantra che cerca di liberarsi fare spazio, e nell’azione vuole liberare il concetto (share), lo vuole alleggerire da forme eccessive, per riportarlo a una collocazione più autentica”.” Presentazione di Pietro Gaglianò
“La parola Share…..nel suo uso più comune è un dato che assume sempre più rilievo nell’era dei mass media, dei “vidioti” teledipendenti, che conduce a delle vere e proprie sfide all’ultima schocking news per aumentare le visualizzazioni, appunto la percentuale di share.
Le diverse lingue dei testi conferiscono la possibilità da un lato di ricercare comprensione e conoscenza, dall’altro di formulare una sorta di” stream of consciousness”. Si può reagire “di pancia” ai cambiamenti di registro o attendere che le nostre connessioni sinaptiche ci indichino un’interpretazione. Il corpo diventa uno strumento tramite cui leggere in modo contiguo la stessa domanda, un corpo che si muove, agilmente, convulso, accennando piccole gesta o tic nervosi, come in un’oblazione rituale. Un rituale che si manifesta sia nelle forme stereotipate di urbanità, stimolando un immaginario comune, sia scavando nella letteratura e trovandovi spunti affini di riflessione, ponendo domande, scandagliando un concetto, trattandolo come se fosse materia pura, come il ritmo sincopato di una città a cui cercare di adattarsi. I suoni acusmatici danno alla partecipazione acustica un ulteriore effetto straniante. Il suono delle campane ci ricorda il nostro abbandono ad essere schiavi di un tempo scandito di appuntamenti da segnare sul nostro Moleskine, unito ad un tempo più eterno, che libera la mente, quello dei canti dei mantra meditativi, che si sovrappongono e mixano con i rumori cittadini, le manifestazioni, i servizi televisivi.… Attraversare il significato di Share, un gioco precario, esaustivo, ma anche fisicamente esauriente, come tenere una pallina tra due teste cercando di non farla cadere.”
Francesca Biagini